Trattato di Lisbona e pena di morte.

Un'altro piccolo passo verso il NWO?

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  1. NAGUAL TOLTECO
     
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    calderoli: «Un grazie al popolo irlandese per il suo voto»
    Trattato europeo, l'Irlanda dice «no»
    Barroso: «Andiamo avanti»
    Il 53,4% di voti contrari. Documento bocciato nonostante i sì di 26 Paesi. Napolitano: «Fuori chi è contrario»


    Campagna per il no in Irlanda (Afp)
    DUBLINO - No! L'Irlanda boccia con il 53,4% di voti contrari il referendum sul Trattato di Lisbona, versione «alleggerita» della Costituzione europea già respinta nel 2005 da francesi e olandesi. Il no ha vinto in 27 contee su 43. Quindi, mancando l'unanimità, il documento non può entrare in vigore nonostante gli altri 26 Paesi dell'Unione europea l'hanno approvato o si apprestano a farlo. E il presidente Napolitano dice: «Fuori dall'Ue chi vuole bloccare la costruzione europea».

    «VINCE LA DEMOCRAZIA» - «Una vittoria per la democrazia», ha gioito Declan Ganley, l'uomo d'affari fondatore del gruppo Libertas che ha guidato la campagna contro il Trattato. «Il popolo irlandese ha mostrato coraggio e saggezza e ha mandato un messaggio forte al primo ministro Brian Cowen, che ora deve andare a Bruxelles e riferire il messaggio degli irlandesi, che vogliono democrazia e responsabilità per l'Ue». Secondo il quotidiano inglese Independent, Ganley ha stretti rapporti d'affari con il complesso militare-industriale statunitense: i favorevoli al Trattato lo ritengono legato ai neoconservatori Usa, e avrebbe racccolto fondi di dubbia provenienza dall'estero per la sua campagna.

    BARROSO: «IL TRATTATO È ANCORA VIVO» - «Il Trattato è ancora vivo, non è morto», ha commentato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. «La Commissione europea ha fatto quello che doveva e quello che poteva» ha detto il portavoce dell'esecutivo, Johannes Laitenberger. «La ratifica non è una cosa che devono fare le istituzioni europee bensì gli Stati membri». Barroso aveva già detto con chiarezza che non esiste un 'piano B' in caso di bocciatura del Trattato. Né appare valida l'ipotesi secondo cui la ratifica irlandese potrebbe avvenire ugualmente per via parlamentare. La possibilità più concreta è che riprenda il negoziato come accadde nel 2005 dopo la bocciatura della Costituzione con il referendum di Francia e Olanda. Di certo si allungano i tempi per il partenariato con la Russia e per la presidenza forte auspicata dal presidente francese Sarkozy (dal 1° luglio la Francia assume la presidenza di turno dell'Ue). «C'è una responsabilità congiunta di tutti i Paesi per fare fronte alla situazione», ha concluso Barroso, secondo il quale il processo di ratifica delle altre nazioni deve comunque proseguire.

    NAPOLITANO: «FUORI CHI BLOCCA L'UE» - Lo stesso concetto è stato espresso anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Le ratifiche devono continuare fino a raggiungere la soglia dei quattro quinti. Non si può neppure immaginare di ripartire da zero». Ma il capo dello Stato ha aggiunto un concetto ben più pesante: «È l'ora di una scelta coraggiosa da parte di quanti vogliono dare coerente sviluppo alla costruzione europea, lasciandone fuori chi - nonostante impegni solennemente sottoscritti - minaccia di bloccarli. Non si può pensare che la decisione di poco più della metà degli elettori di un Paese che rappresenta meno dell'1% della popolazione dell'Unione possa arrestare l'indispensabile, e oramai non più procrastinabile, processo di riforma».

    FRANCIA E GERMANIA ANDARE AVANTI - Anche Francia e la Germania sono dispiaciute per il no al referendum in Irlanda e si augurano che il processo di ratifiche del trattato di Lisbona vada avanti. Lo afferma oggi una dichiarazione comune. Anche per il premier irlandese Brian Cowen il Trattato non è morto, anche se. precisa il primo ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker, «è chiaro che non potrà entrare in vigore il prossimo 1° gennaio», come previsto. Di parere opposto il presidente della Rep. ceca (Praga deve ancora approvare il Trattato), secondo il quale la ratifica è finita dopo la mancata approvazione di Dublino. Il no irlandese «non è una buona notizia», ma non fermerà il cammino europeo: ne è convinto il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos.

    FINI: «CRISI» - A questo punto per l'Unione europea si aprono scenari imprevedibili. «Bisogna capire che cosa succede dopo il voto in Irlanda», ha detto Silvio Berlusconi nel corso del Consiglio dei ministri. Secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, «se gli irlandesi bocciassero il Trattato di Lisbona ci troveremmo in una situazione di crisi senza precedenti delle istituzioni europee».

    CALDEROLI - Nettamente contraria l'opinione di Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa. «Un grazie al popolo irlandese per il suo voto. Tutte le volte in cui i popoli sono stati chiamati a votare hanno bocciato clamorosamente un modello di Europa che viene vista lontana dai popoli stessi. I popoli, ancora una volta, hanno dimostrato di avere maggiore saggezza rispetto a governi e parlamenti. La sovranità appartiene ai popoli e solo i popoli possono decidere di rinunciare ad essa».

    13 giugno 2008(ultima modifica: 14 giugno 2008)
    http://www.corriere.it/esteri/08_giugno_13...44f02aabc.shtml



    Notizia inserita il 13/6/2008

    Barroso: ''Andiamo avanti''
    L'Irlanda boccia il Trattato di Lisbona

    Dublino. Il 53,4% degli elettori irlandesi ha votato 'no' al referendum di ratifica del Trattato di Lisbona, contro il 46,6% dei 'si'. Questi i risultati ufficiali della consultazione popolare tenutasi ieri in Irlanda, al termine dello spoglio nelle 43 circoscrizioni.Ad annunciare i risultati ufficiali della consultazione popolare nelle 43 circoscrizioni dell'Irlanda è stato Maurice Coughlan, dal centro elettorale del Dublin Castle. L'affluenza, per l'elettorato di 3,1 milioni di persone, è stata pari al 53%, ovvero 1,6 milioni di schede valide. A bocciare il Trattato di Lisbona sono stati così 862.415 irlandesi che hanno votato 'no', contro i 752.451 che hanno votato 'sì'. L'Irlanda è l'unico dei Paesi dell'Unione dove è stata affidata per legge a una consultazione popolare la ratifica del Trattato che doveva sostituire la Costituzione Ue respinta da francesi e olandesi.Ad ammettere l'esito negativo del referendum, come riferisce la 'Bbc', è stato subito il ministro della Giustizia irlandese, Dermot Ahern. "A quanto pare hanno vinto i no - ha detto quando i risultati non erano ancora definitivi- Alla fine, per una miriade di ragioni, l gente si è espressa così". L'annuncio dei risultati definitivi è atteso nelle prossime ore, ma dai primi dati emerge un trionfo dei 'no' soprattutto nelle zone rurali e nelle zone operaie del Paese. Il ministro degli Affari Esteri, Micheal Martin, ha parlato di "assenza di una sufficiente informazione sul Trattato", sottolineando che molta "gente arrivava sulla soglia dei seggi dicendo: ancora non so abbastanza sul Trattato".La Commissione europea "ha fatto tutto quello che ha potuto e quello che doveva" per promuovere il Trattato di Lisbona ha precisato il portavoce dell'esecutivo Ue, Johannes Laitenberger. L'Irlanda è l'unico Paese dei Ventisette in cui la ratifica del Trattato è stata affidata a una consultazione popolare e proprio l'esito negativo della consultazione potrebbe portare l'Ue a un impasse istituzionale, dato che il trattato è già stato ratificato dai parlamenti di 18 Paesi. Una soluzione potrebbe essere l'applicazione del Trattato di Lisbona con l'esclusione dell'Irlanda ma, in questo caso, non è chiaro come il Paese potrebbe rapportarsi agli altri stati membri. E mentre alcuni governi europei mettono in guardia sui rischi derivanti dal 'no' irlandese - "Se questo risultato si conferma - ha dichiarato il ministro degli Esteri portoghese Luis Amado - dovremo valutare insieme quali opzioni ci permetteranno di uscire dalla crisi in cui è sprofondata l'Europa" - il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, sottolinea la necessità di andare comunque avanti nel processo di ratifica del Trattato Ue. Posizione assolutamente condivisa dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. "Non si può neppure immaginare di ripartire da zero - ha detto - né si può pensare che la decisione di poco più della metà degli elettori di un Paese possa arrestare l'indispensabile, ed oramai non più procrastinabile, processo di riforma". "L'iter delle ratifiche dovrà andare avanti - ammonisce Napolitano - E' l'ora di una scelta coraggiosa da parte di quanti vogliono dare coerente sviluppo alla costruzione europea, lasciandone fuori chi, nonostante impegni solennemente sottoscritti, minaccia di bloccarla". Di "grave colpo alla costruzione europea" ha parlato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, precisando che "questa ulteriore battuta d'arresto, inevitabile sotto il profilo della riforma istituzionale, non è un bene per i cittadini europei". Per questo, afferma il suo predecessore alla Farnesina Massimo D'Alema "la risposta migliore apparirebbe oggi la decisione di andare avanti con tutti i Paesi disponibili alla ratifica del nuovo Trattato, senza lasciarsi fermare dalla pur rispettabile decisione dell'1% della popolazione europea"."Senza i principi e le regole di funzionamento del Trattato di Lisbona, l'Unione Europea è di fatto ingovernabile e paralizzata - ha dichiarato il presidente della Camera, Gianfranco Fini - Il rischio è la sostanziale archiviazione dell'Europa a 27 Stati". Per andare avanti con la ratifica del tratto è anche il presidente del Senato Renato Schifani che sottolinea tuttavia la necessità di "una riflessione sulle ragioni per cui un numero sia pur non amplissimo ma pur sempre determinante di cittadini europei non si riconosce nel processo di unificazione proposto dal Trattato".In linea con Schifani il ministro delle Politiche comunitarie Andrea Ronchi che sprona l'Ue a "mettersi al lavoro per allontanare da sé lo spettro di una possibile crisi istituzionale e politica". Secondo Ronchi "non dobbiamo fermare il processo di integrazione ma capire cosa non ha funzionato. Per questo - annuncia - l'Italia chiederà ai Paesi fondatori di avviare subito una riflessione, tornando a confrontarsi sulle cose concrete, sui valori e sul futuro dell'Unione, allo scopo di riavvicinare i cittadini alle istituzioni". Entusiasta del 'no' irlandese è invece la Lega. "Saluto con immensa gioia la notizia - ha detto il capo delegazione della Lega Nord al Parlamento Europeo, Mario Borghezio - Anche in Irlanda, la classe operaia vuole andare in paradiso e non nell'inferno dei tecnocrati e dei finanzieri del Bruxelles".

    http://www.estense.com/?module=displaystor...746&format=html
     
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