Chi è il nuovo capo del Pentagono, Robert Gates?

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  1. NAGUAL TOLTECO
     
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    Chi è il nuovo capo del Pentagono, Robert Gates?
    fonte

    Il cavallo di troia che l’amministrazione Bush regala ai democratici Robert Gates : ex direttore della CIA e protagonista dello scandalo Iran-Contra Con il partito democratico e gli elettori democratici euforici per la presunta vittoria nelle elezioni, e per un possibile “cambio di corso” in Iraq, l’amministrazione Bush ha silentemente aggiunto veleno nello champagne della celebrazione dei Democratici richiamando un precedente Direttore della CIA ed un partecipante allo scandalo Iran-Contra, Robert Gates, per sostituire Donald Rumsfeld nella posizione di Segretario alla Difesa.
    La “guerra al terrorismo” non solo continuerà, ma si espanderà e andrà più in profondità con Gates a capo del Pentagono.

    Chi è Robert Gates?
    Robert M. Gates è stato Vice-Direttore per l’Intelligence della CIA [Deputy Director for Intelligence, DDI, ndt] dal 1982 al 1986. E’ divenuto Vice-Direttore dell’Intelligence Centrale [Deputy Director of Central Intelligence, DDCI, ndt] nel 1986, ed è stato promosso ad “Acting Director of Central Intelligence” lo stesso anno. Nel 1991, Geroge H. W. Bush ha nominato Gates capo della CIA (come DCI a Langley).
    Essendo un protetto del malvagio William Casey, e Vice-Direttore e Direttore della CIA, non c’è bisogno di dire che Robert Gates è stato coinvolto in ogni crimine geopolitico ed in ogni insabbiamento dell’era Reagan-Bush e dell’era Gorge H. W. Bush.
    La lista enciclopedica include lo scandalo Iran-Contra [vedi Iran-Contra Affair n.d.t.], il traffico di narcotici ad opera della CIA, operazioni criminali tenute segrete, l’infame “October Surprise” [Sorpesa di Ottobre, ndt], e lo scandalo della Banca di Credito e Commercio [Bank of Credit and Commerce, BCCI, ndt].
    Gates, l’Iran-Contra, ed il traffico di droga della CIA
    Durante l’amministrazione di George H. W. Bush, con lo scandalo Iran-Contra ancora fresco, Gates è sopravvissuto alle sedute per la conferma (da parte di un Congresso a Washington molto più feroce) che lo ha eletto direttore della “Central Intelligence”. Lui è stato colpito, ma è sopravvissuto, all’ indagine zoppicante e corrotta di Lawrence Walsh sullo scandalo Iran-Contra, indagine che ha lasciato la gran parte dei crimini dello scandalo senza colpevoli.
    Nonostante i suoi limiti, l’indagine di Walsh ha portato ad esporre e colpire molti degli attori dell’operazione, ed ha avuto come risultato la condanna per diversi partecipanti (subito dopo graziati da George H. W. Bush), ed uno di loro era Gates.
    Robert Gates, come molti attori dell’era Reagan-Bush, deve rispondere a parecchie domande.
    Ricerche successive documentano il fatto che la CIA , il Consiglio di Sicurezza Nazionale [National Security Council, NSC, ndt], e rami dell’esercito USA sono stati ingaggiati in una moltitudine di operazioni di traffico di stupefacenti, le più consistenti delle quali furono chiamate Amadeus, Watch Tower, e Pegasus.
    Questa operazioni, combinate con operazioni associate e programmi geopolitici, comprendono ciò che è popolarmente conosciuto come “Iran-Contra”.
    Robert Gates fu presente in tutto ciò.
    Gates è uno dei funzionari coinvolti in dettagliate storie del periodo dell’Iran-Contra, e in documenti e rapporti della CIA, incluso il Rapporto dell’Ispettore Generale nel Traffico di Droga Contra [CIA Inspector General’s Report into Contra Drug Trafficking, ndt]. Il nome di Gates appare nel Cutolo Affadavit (attribuito al Colonnello dell’Esercito e spia della CIA Ed Cutolo, il supervisore dell’Operazione Watch Tower, ma probabilmente scritto dai complici di Cutolo, accuratamente provato da informatori e ricercatori).
    Secondo Rodney Stich, autore di “Defrauding America” ogni operazione “aveva fondamentalmente gli stessi personaggi coinvolti…con Edwins Wilson…Robert Gates e William J. Casey…”
    Nonostante fosse “nel circuito”, Gates ha costantemente negato la su colpevolezza per tutti questi anni, ma la prova del suo coinvolgimento non può essere nascosta. Come Direttore Esecutivo della “Central Intelligence”, Gates ha rilasciato una memoria che fu equivalente ad un ordine di insabbiamento.
    In accordo con Mike Ruppert di “From the Wilderness”, un informatore di lunga data e cronista dei traffici criminosi di narcotici della CIA: “Il 9 aprile, 1987, il Direttore Esecutivo della ‘Central Intelligence’ inviò un memorandum al Vice-Direttore delle Operazioni (DDO) Clair George dicendo che era di vitale importanza che la CIA evitasse il coinvolgimento con individui legati al programma Contra che fossero ‘anche sospettati di coinvolgimento nel traffico di droga.’ Il memorandum di Gates istruì il DDO di esaminare attentamente il contratto degli equipaggi aerei, delle compagnie di servizio aereo e dei sotto-contratti con la Drug Enforcement Agency (DEA), la Dogana degli USA e l’FBI per assicurarsi che l’Agenzia non fosse coinvolta da nessuna parte con individui sospettati di essere coinvolti con il traffico di droga.”
    In altre parole, insabbiare l’estesa rete presente, tagliare le relazioni con i fondi, eliminare le spie che creavano problemi, e inventare scuse plausibili.
    Quanto era nel giro Gates?
    Il comandante in pensione della Marina Militare USA ed ufficiale dell’ONI Al Martin, un partecipante all’operazione Iran-Contra, ha scritto “The Conspirators: Secret of an Iran-Contra Insider.” In questo libro, Martin mette allo scoperto l’intero apparato di Bush, e fornisce dettagli sulle molte operazioni criminali legate allo scandalo Iran-Contra.
    Secondo Martin, Gates era ad un livello importante.
    “In termini di conduzione politica, (William) Casey formò una serie di “Restricted Access Group” (RAGs) [Gruppo ad Accesso Ristretto, ndt] governo-agenzia. Alla fine furono formati tre di questi gruppi. Il più importante “Restricted Access Group 1” ebbe come Vice-Presidente George Bush – dal momento che fu deciso che tutti i narcotici, le armi ed i soldi dell’operazione vis-a-vis dell’Iran Contra, sarebbero stati unificati sotto l’ufficio del Vice-Presidente.
    “In questi ‘Restricted Access Groups’ furono anche inclusi poi il Consigliere sulla Sicurezza Nazionale Vice-Presidenziale, Colonnello Donald Gregg, poi il Vice-Segretario di Stato Lawrence Eagleburger e l’Assistente del Segretario di Stato Elliott Abrams, che fu incaricato dell’Ufficio degli Affari Inter-Americani [Inter-American Affaire Office, ndt] (un ufficio che serviva solo come strumento di propaganda per i Contras del Nicaragua), Richard Armitage, e l’Assistente del Segretario di Stato, Bernie Aronson.
    “Nel Dipartimento alla Difesa, il gruppo RAG includeva l’Assistente del Segretario alla Difesa Frank Carlucci, l’Assistente del Segretario alla Difesa Richarda Stillwell, e lo stesso Caspar Weinberger.
    “Nella CIA, oltre a Casey, ci fu l’infame Vice-Direttore delle Operazioni, Clair George, e l’Assistente del Vice-Direttore delle Operazioni, Alan Fiers.
    “I nomi coinvolti nel ‘Restricted Access Group’ furono sostituiti nel momento in cui questi uomini cambiarono posizione nel governo, dal 1983 fino al 1986.
    “Quando Frank Carlucci lasciò il Dipartimento alla Difesa per divenire Consigliere Presidenziale alla Sicurezza Nazionale e Bobby Gates divenne Vice-Direttore della CIA, Gates prese il posto di Carlucci all’interno del ‘Restricted Access Group 2’ .”
    Gates, secondo Martin, fu promosso alla posizione del Gruppo 1 una volta che fu confermato come Direttore della ‘Central Intelligence’.
    Gates e gli omicidi
    Stich ha riferito che Robert Hunt, un ex comandante dei “Navy SEAL” e operativo sotto copertura per la CIA /ONI, gli ha descritto una squadra della CIA addetta agli assassinii, chiamata “Operation Ringwind.”
    Questa operazione, secondo Hunt, era sotto il controllo del futuro Vice-Direttore della CIA Robert Gates.
    “Loro la chiamano ‘Operation Ringwind’, creata all’inizio del 1981. Si doveva occupare di tutti i partecipanti nell’ ‘October Surprise’ fino a che loro non avessero deciso di chiudere l’operazione. E ciò potrebbe essere domani mattina, o tra dieci anni a partire da oggi. Chiunque loro pensino sia coinvolto.”
    L’Iran e i Bush
    Secondo Robert Parry, “Gli americani oggi dovrebbero sapere la vera storia delle relazioni Iran-USA prima che l’amministrazione Bush lanci un’altra guerra preventiva in Medio Oriente.”
    Questa storia, che abbraccia la lunga carriera di Gates nella CIA, “include i fatti in merito ai contatti dei Repubblicani con il regime islamico dell’Iran più di un quarto di secolo fa – rilevante oggi perché un aspetto basilare nella motivazione di Bush a favore della guerra è che le negoziazioni in via diretta con l’Iran sono superflue. Ma il padre di Bush potrebbe sapere diversamente.”
    “The Bushes and the Truth about Iran” (Robert Parry) [I Bush e la Verità sull’Iran, ndt]
    Non è una coincidenza che il veterano dell’Iran Gates è arrivato all’amministrazione Bush mentre gli USA preparano le operazioni contro l’Iran.
    Gates e l’insabbiamento del caso BCCI
    La Banca di Credito e Commercio Internazionale (BCCI) fu la famosa banca della droga e del denaro riciclato dalla CIA.
    In “Defraudino America”, Stich scrive: “il Vice-Direttore della CIA Robert Gates dichiarò nel 1981 al capo della Dogana, William von Raab, che la BCCI rappresentava la “Banca dei Criminali e dei Malviventi internazionali [‘Bank of Crooks and Criminals International.’ N.d.t.].”
    Ma la CIA continuò a depositare e riciclare denaro nella BCCI, insabbiando le attività criminali che avrebbero defraudato le persone nel mondo che avevano messo i propri soldi nella banca.
    “Negli anni ’80, il Commissario della Dogana USA William von Raab tentò senza successo di portare il Dipartimento di Giustizia ad agire sulle serie violazioni federali commesse dalla BCCI.
    “Raab testimonò agli investigatori del Senato che nel 1988 lui aveva detto al Vice-Direttore della CIA Robert Gates dei soldi riciclati della droga presenti nella BCCI, e che Gates rifiutò di procedere con l’informazione.”
    Una mossa tattica
    La dimissione di Rumsfeld non è un segno di disperazione o di resa in risposta al fervore del partito Democratico. È stata una mossa tattica a lungo-termine per rinforzare il cerchio interno dell’amministrazione Bush, schiaffeggiando nel mentre l’opposizione.
    Sostituendo il pazzo criminale Rumsfeld con Gates, insider dell’era Reagan-Bush, l’amministrazione Bush (e Karl Rove) tentano di perseguire tre obiettivi.
    Ciò mette un altro criminale dello scandalo Iran-Contra e veterano dei crimini della ‘Central Intelligence’ nel gabinetto, al Pentagono e sulla macchina da guerra americana – assicurando l’espansione, la penetrazione e l’esecuzione con successo della “guerra al terrorismo” nel resto del Medio Oriente ed in Iran (che il protetto di William Casey, Gates ha conosciuto intimamente, come funzionario della CIA durante le amministrazioni Reagan-Bush, e di George H. W. Bush).
    Gates raggiunge altri criminali dell’Iran-Contra, del calibro di Elliott Abrams e John Negroponte, alle leve di comando. I vertici militari hanno avuto seri problemi con l’eccentrico Rumsfeld. Non dovrebbero avere questi problemi con il più astuto (e, per il mondo, più pericoloso) Gates.
    Ciò elimina ogni possibilità, e ogni rilevanza, a qualunque speranza che i vertici dei Democratici hanno avuto sul portare Rumsfeld, già un peso politico per Bush, ad interrogazioni riguardanti la gestione della guerra in Iraq. Tutto il dibattito sull’Iraq, che i Democratici avevano sperato si sarebbe mosso intorno ad un Rumsfeld ancora in carica, è volato via con l’elezione di Gates al Pentagono.
    Gates, che ha avuto relativamente pochi problemi con i democratici in passato, è probabile che incontrerà una scarsa resistenza dai deboli democratici che sostengono il “bipartisanship” [il sistema bi-partisan, ndt]. C’è una piccola possibilità che i democratici tirino fuori la storia passata.
    Gli altri partecipanti allo scandalo Iran-Contra hanno ricevuto gli stessi trattamenti da tappeto rosso dal Congresso sin dal 2000.
    L’amministrazione Bush ha fatto ciò che ha sempre fatto: sostituire un peso politico con qualcosa di più pericoloso, un insider leale per le posizioni più alte del potere. La mossa aggiunge un insulto a sei anni di ferite, un atto apertamente provocatorio che sfida i perplessi democratici a fare qualsiasi cosa per fermarlo, sapendo che non lo faranno.
    Se Robert Gates farà con la sua nuova posizione di potere al Pentagono ciò che ha fatto alla CIA durante il suo precedente incarico, il mondo rischia sofferenze e morti tremende, e più guerre, sia nascoste che dichiarate – tutto “ben organizzato”, impacchettato e venduto al Congresso. Gates, a differenza del creatore di dissenso Rumsfeld, è un criminale capace di unificare il consenso dell’elite.
    Fonte: http://onlinejournal.com/


    Generale : La fine di un premio pulitzer
    Inviato da Pablo su 21/12/2004 9:25:53 (107 letture)
    Generale

    Gary Webb, giornalista vincitore del premio Pulitzer per aver scritto una serie di articoli sul legame tra la CIA e il traffico di cocaina e sullo scandalo Iran-Contras, è morto qualche giorno fa per apparente suicidio. Amy Goodman intervista un suo collega, Robert Parry, e solleva numerosi dubbi sul ruolo e sull'attività del giornalismo mainstrem.

    Webb è stato trovato venerdi 10 dicembre 2004 nella sua casa di Sacramento, morto di apparente suicidio.

    Alcuni operai di una agenzia di traslochi hanno chiamato le autorita’ dopo la scoperta di un biglietto sulla porta di casa che diceva: “ Per favore non entrate. Chiamate il 911 e chiedete per un’ambulanza “. Webb è morto per un colpo di pistola alla testa, secondo quanto stabilito dall’autopsia. La serie di Gary Webb del 1996 sul San Jose Mercury News intitolata “ L’Alleanza Oscura" rivelò che Los Angeles era l’anello di congiunzione del traffico di cocaina con cui la CIA finanziava gli squadroni della morte (Contras) e la guerra in Nicaragua. Tali assserzioni provocarono una feroce reazione da parte dei media fiancheggiatori del governo, i quali denunciarono la serie di Webb. In seguito il direttore esecutivo del San Jose Mercury News tolse a Webb la conduzione della seri . Egli rassegnò le dimissioni e continuò incessantemente la sua indagine pubblicando il libro “ L’ Oscura Alleanza: la CIA, i Contras, e l’esplosione del traffico di Cocaina”.

    AMY GOODMAN: Siamo in collegamento telefonico con Bob Parry, un veterano giornalista investigativo, che ha scritto per l’Associated Press e il Newsweek. Il suo lavoro racconta quello che viene chiamato lo scandalo Iran-Contras. Il suo ultimo libro si intitola "Segretezza e Privilegio: dall’ascesa della dinastia Bush al Watergate e all’Iraq". Benvenuto a Democracy Now! Ho saputo da te questa settimana che Gary Webb è morto per apparente suicidio. Puoi parlarci di Gary?

    ROBERT PARRY: Ho ricevuto una chiamata sabato dal Los Angeles Times che mi chiedeva se potevo rilasciare un commento sulla morte di Webb. Sono andato avanti e ho spiegato che la nazione ha un enorme debito verso Gary Webb. Ciò che egli fece fu di rinvigorire una storia che era venuta all’attenzione di alcuni di noi all’AP e in seguito al senatore John Kerry alla metà degli anni 80 e raccontava come le Amministrazioni Reagan-Bush avessero finanziato la guerra dei contras in parte consentendo loro di diventare trafficanti di cocaina.

    Le amministrazioni Reagan-Bush negarono che qualcosa del genere fosse mai accaduto, e qui finisce la storia. Kerry fu ridicolizzato con l’accusa di teorizzatore della cospirazione. Fu Gary Webb che rispolverò le indagini nel 1996 con la sua serie all’interno del San Jose Mercury News e, di nuovo, fu attaccato dagli stessi colleghi: il New York Times, il Washington Post, L.A. Times. Tuttavia ciò che ottenne fu di indurre l’apertura di un’indagine interna al Dipartimento di Giustizia e alla CIA che portò alla compilazione di lunghe relazioni il cui contenuto fu devastante. Essenzialmente la CIA ammise che era implicata con l'affare Contras e che stava attivamente partecipando al traffico di droga. L’ispettore generale della CIA dichiarò che più di 50 unità Contras erano implicate nel traffico di droga, che la CIA ne era al corrente in tempo reale, che nascosero l’evidenza e che ostacolarono il corso della giustizia.

    La CIA ammise tutto questo, verso il 1998, in risposta al lavoro che Webb stava svolgendo. La grande tragedia, personale e professionale, è che nonostante quelle ammissioni, il New York Times, il Washington Post e il L.A. Times si rifiutarono di trattare l’argomento. Sembrava come se gli editori avessero più di un interesse nel nascondere la verità di quanto fece la CIA. La carriera di Webb fallì. Le persone dei maggiori giornali che furono coinvolti nella protezione della CIA ricevettero promozioni e fecero carriera. Jerry Seapost, l’editore del San Jose Mercury News, che tolse a Webb la conduzione della serie, ricevette un riconoscimento dalla Società dei Giornalisti Profesionisti per l’ Etica. Cosi, sembrò che tutte le persone che fecero la cosa sbagliata ottennero dei benefici, e Gary Webb e la gente che, incluso John Kerry, svolse un lavoro onorevole non solo non ricevettero benefici di alcun genere, ma in realtà furono anche danneggiati.

    AMY GOODMAN: Robert Parry, vorrei trasmettere un’ intervista video che noi facemmo con Gary Webb il 20 Maggio del 1998. Era appena uscito il suo libro. Parlò della reazione dei media alle sue indagini condotte sul San Jose Mercury News. Questo è Gary Webb, 1998.

    GARY WEBB: Ho provato a pensare a un altro esempio in cui la stampa che sostiene la linea di governo sollevò dall' incarico un reporter, e il solo esempio a cui potrei pensare è quello di un giornalista che scrisse una confessione su chi lavorava al Wall Street Journal e venne fuori che tra questi c’era stato un socialista per tutti questi anni. Le critiche e le polemiche si fecero piuttosto intense. “Lasciamo davvero che un socialista scriva le nostre notizie?”

    AMY GOODMAN: Bene, adesso abbiamo il tuo libro, L’oscura allenza: la Cia, i Contras e l’esplosione della cocaina . Ti aspetti un’esplosione simile sulla stampa o lo ignoreranno?

    GARY WEBB: Sarà interessante. Prima non potevano ignorare il mio lavoro perchè era sui giornali. Adesso, si tratta di un'arena diversa. Amy, di solito i libri vengono ignorati quando cercano di sfidare lo status quo o la comune conoscenza. Potrebbe essere più difficile questa volta perchè, come sai, i giornali hanno intrapreso la strada di una feroce critica che non è più circoscritta alla mia rubrica sul giornale. Questo è un libro di 600 pagine di documentazione e di interviste, sarebbe un terribile sbaglio per loro screditare il contenuto. Le critiche si diressero contro la rubrica perchè era pubblicata sul giornale. Ora non mi devo preoccupare che qualche editore tolga 15 paragrafi per essere sicuro che non possa nuocere a qualcuno. Ho avuto la possibilità di raccontare la storia come doveva essere raccontata la prima volta. Riguardando il tutto, penso che il problema della rubrica sul giornale fu la nostra ambizione.

    Provammo a raccontare la storia in 10.000 o 20.000 parole anche se avevamo bisogno di circa 150.000 parole per esporre accuratamente il tutto. Io non ho nessun rimorso. Sono contento di ciò che abbiamo fatto, altrimenti la cosa non sarebbe mai stata portata a conoscenza, mentre scrivendo sul giornale mi resi conto di quanto eravamo ostacolati proprio dai mass media per quello con cercavamo di fare. Con il libro, penso che sarà interessante vedere la reazione dei giornali di governo, se ci sarà.

    AMY GOODMAN: Gary, il modo con cui la stampa, che appoggia la linea di governo, trattò la comunità nera è davvero arrogante...*

    GARY WEBB: Sì, è stato molto offensivo.

    AMY GOODMAN: Fu in pratica il comportamento di tutta la stampa. Capimmo perchè questa gente si sentì così amareggiata. Era accaduto qualcosa di terribile. Ed è finalmente possibile poter incolpare qualcuno o qualcosa. Quindi capimmo il motivo di questa eccessiva reazione.* (Quando i leader delle comunità nere chiesero un'indagine approfondita rispetto a queste accuse, i mass media di Washington si allinearono all’establishment politico. Iniziò sull’ala destra del Washington Times, nella persona del rev. Sun Myung Moon, il contrattacco contro la serie di Webb. Il Washington Times sostenne alcuni officiali della CIA, che partecipavano alla guerra dei Contras, nel rifiutare le accuse sul traffico di droga. Il Washington Post e altri giornali di partito di allinearono subito a questo punto di vista conservativo dei media. Il 4 ottobre 1986, Washington Post pubblicò un articolo in prima pagina con l’intento di distruggere la storia di Webb).

    GARY WEBB: Giusto.

    AMY GOODMAN: E perchè sono portati a credere nella cospirazione?

    GARY WEBB: Non penso che esista altra parola se non razzismo. Non ho mai visto un’intera razza etichettata come teorizzatori della cospirazione. Accadde quando si tentò di convincere tutta la gente nera. Credevano a tutto quello che gli veniva detto ed è quello di cui parlavano gli articoli. Provarono a spiegare in termi scientifici e sociologici perchè i neri non si fidavano del governo. Ma visto che queste minoranze credono a tutto, il The Tom Tomorrow realizzò un sorprendente cartoon dove c’erano due reporter del New York Times seduti a parlare e che dicevano:“ solo perchè il governo degli Stati Uniti ha storicamente mentito al pubblico americano e ci sono 10 anni di evidente documentazione comprovante il coinvolgimento della CIA nel traffico di droga... pensano veramente che possa essere vero?

    Questa fu il tipo di reazione affannosa che ebbero i più importanti giornali e ognuno di loro realizzò la propria propaganda e naturalmente la gente di colore credette loro. Come credere che “ il pollo fritto del Kentucky ci rende sterili", mentre non hanno nessuna ragione di credere che il governo degli Stati Uniti non prende a cuore i loro interressi. Grazie al nostro lavoro questa gente di colore può diventare più consapevole.

    Ma un’ altra cosa che mancava alla serie del giornale era che non erano solo i neri a essere amareggati da tutto questo. Voglio dire, io sono stato ospite di molti programmi radiofonici di Destra e la gente che interveniva telefoncamente era come impazzita nel constatare di quanto audiences nero io avessi, perche’ chi interveniva erano persone come me a cui era stato dato un certo insegnamento scolastico sul proprio governo.

    Il governo fa sempre gli interssi del cittadino. Il governo non farebbe mai niente per mettere in pericolo i cittadini. Le droghe sono il male, e non saranno un condizionamento per il governo. Quando le comunita’ dei neri lessero la storia e videro la documentazione che presentammo, sapevano di essere stati imbrogliati sulla guerra alla droga per circa 10 anni. Ed erano davvero offesi. Ma questo non fu cio’ che alimento’ la diffidenza nel governo. Fu l’opposto, alimento la fiducia. Un altro esempio di perche’ la loro fede era perduta, perche’ i cittadini americani sono stati sacrificati per combattere questa pazza guerra in America Centrale che davvero non importava niente a nessuno ma solo ai membri della CIA.

    AMY GOODMAN: Gary Webb, nel 1998 in un'intervista che facemmo quando usci il suo libro : “L’oscura alleanza: la CIA, i Contras, e l’esplosione del traffico di Cocaina”. Questa è Democracy Now! Un ultimo commento da parte del giornalista Bob Parry. Dopo aver sentito Gary Webb, qual èla tua opinione?

    ROBERT PARRY: Penso che sia molto triste che questa voce sia stata ridotta al silenzio. E’ stato terribile che la stampa che appoggia la linea di governo abbia avuto quella reazione. E come dissi al LA Times quando mi chiesero un commento, che tra parentesi non fu mai pubblicato, io dissi: avrete vita dura a trattare questa storia, perchè il vostro giornale non ha mai riportato la notizia della pubblicazione del secondo volume della CIA. Era il secondo volume che conteneva tutti i dettagli che confermavano non solo cio’ che aveva detto Gary Webb, ma erano allegati le prove evidenti, molto peggiori di ciò che veniva detto sulla serie del San Jose Mercury News. Il più oscuro scandalo che sia mai avvenuto e che nessuno mai poteva immaginare. Le prove evidenti del problema Contras-cocaina all’interno della Casa Bianca quando Reagan era presidente. Ed eè nato direttamente dalla CIA. Questa è l’evidenza. E’ proprio tragico che il Los Angeles Times e gli altri giornali piu’ importanti non possono affrontare la verità
    .
    AMY GOODMAN: Su questa dichiarazione chiudiamo e ti ringraziamo per essere stato con noi.

    * Nei suoi articoli, il giornalista Gary Webb descrisse le attività di una vasta rete di venditori di crack nei ghetti neri di Los Angeles negli anni '80, rete guidata appunto dai trafficanti nicaraguensi e che sarebbe servita a finanziare i Contras. È sorprendente che queste denunce avessero provocato uno scandalo, perché le prove della complicità della CIA nel traffico di cocaina erano già state appurate da una commissione di inchiesta del Senato degli Stati Uniti, su iniziativa del senatore democratico John Kerry. L’errore di Gary Webb è stato quello di amplificare — come hanno anche fatto le lobby nere statunitensi — il ruolo ricoperto dalla CIA in questa operazione. L’episodio ha provocato una serie di reazioni e smentite, tanto da alimentare la convinzione che l’inchiesta, compresi i finanziamenti ai Contras con i soldi della cocaina, fosse stata fabbricata di sana pianta.


    Breve approfondimento
    ESTRATTO DALL 'ARTICOLO SCRITTO DA ROBERT PARRY
    IL FALLIMENTO DEI MEDIA
    Involontariamente, Webb espose anche il comportamento codardo e non professionale che divenne il nuovo marchio di fabbrica dei maggiori media americani a partire dalla meta’ degli anni 90. I piu’ grandi mezzi di comunicazione erano stati sempre ingordi di cercare prove per un solleticante scandalo – il caso di O.J. Simpson o lo scandalo Monica Lewinsky – ma i grandi media non potenva piu’ affrontare argomenti come i seri crimini di Stato.

    Anche dopo che l’ispettore generale della CIA pubblicò le sue conclusioni nel 1998, i piu’ importanti giornali non trovarono il coraggio di spiegare queste straordinarie ammissioni del governo agli americani. Neppure ci furono le scuse dei giornali per il loro ingiusto trattamento a Gary Webb. Fu il presagio dell’ incompetenza dei media nel mettere in discussione le ragioni della guerra all’ Iraq da parte di George W. Bush cinque anni dopo.

    Le maggiorni organizzazioni dei media effettivamente nascosero le confessioni della CIA al popolo americano.

    Il New York Times ed il Washington Post non dettero mai molta importanza alle conclusioni della CIA. Il Los Angeles Times non scrisse mai una storia dopo che il volume finale della relazione della CIA fu pubblicato, anche se le dishiarazioni dell’intelligence avallavano la storia iniziale di Webb sui traffici di cocaina dei contras nel centro-sud di Los Angeles.

    La “ copertura “del Los Angeles Times e’ continuata anche dopo la morte di Webb. Nel crudo annuncio della morte di Webb, il giornalista del Times che mi ha intervistato, ha ignorato i miei commenti sul debito che la nazione aveva verso Webb e l’ importanza delle scoperte dell’ ispettore generale della CIA. Invece di usare la morte di Webb come opportunità per far venire finalmente a galla la storia, il Times si ècomportato come se non ci fosse mai stata un’ indagine ufficiale che confermava le asserzioni di Webb.[Los Angeles Times, Dic. 12, 2004.]

    Riguardo al segreto contras-cocaina – anche dopo la che CIA aveva ammesso il fatto – i grandi giornali sembravano aver capito che potevano evitare ogni conseguenza per il loro egregio comportamento degli anni novanta o per la loro negligenza verso la questione ,quando venne per la prima volta alla luce negli anni ottanta. Dopo tutto i media conservativi – i principali concorrenti al ruolo di “giornale della maggioranza di governo” – non chiederanno un riesame dei crimini commessi durante gli anni Reagan-Bush. Questo significa che solo alcuni giornali minori, come il nostro Consortiumnews.com, torneranno ad affrontare i fatti adesso, proprio come pochi di noi parlarono delle significative ammissioni del governo alla fine degli anni 90.


    Fonte: http://www.democracynow.org/article.pl?sid=04/12/13/1457240
    Traduzione per Comedonchisciotte a cura di Manrico Toschi


    Sempre più vicino l’attacco all’Iran?
    Maurizio Blondet
    17/01/2007
    http://209.85.135.104/search?q=cache:eedZj...l=it&lr=lang_it


    image
    Condoleezza Rice durante il suo tour in Medio Oriente

    L’Arabia Saudita fa sapere che sta considerando l’invio di sue truppe in Iraq, per «proteggere gli interessi sauditi».
    Condoleezza Rice, nel suo tour in Medio Oriente, ha chiesto ad Egitto, Giordania e ad altri sei Stati «moderati» del Golfo una dichiarazione congiunta a favore di Bush e dei suoi piani per l’area. Subito, otto Paesi arabi, i cui ministri degli Esteri si sono riuniti in Kuwait, hanno mandato all’Iran un velato avvertimento che in sostanza dice: Teheran smetta di immischiarsi nelle questioni dell’Iraq. (1)
    «La dichiarazione, scritta nel gergo diplomatico, non menziona l’Iran per nome», riferisce il Washington Post (2), «ma mette in guardia contro la ‘destabilizzazione’ del Golfo ed esprime appoggio al ‘principio di non-interferenza’, e il rifiuto che l’Iraq diventi ‘un campo di battaglia per le potenze regionali [Iran] e internazionali [USA]».
    I Paesi dichiaranti sono, vedi caso, Arabia Saudita, Egitto, Giordania, e i principati ed emirati del Golfo.
    I più piccoli, si dice, hanno firmato il comunicato obtorto collo, terrorizzati di finire tra l’incudine USA e il martello iraniano.
    Così, appare sempre più concreto il piano della Casa Bianca che l’ambasciatore indiano Bhadrakumar ha identificato fra le righe dell’ultimo discorso di Bush: convincere i Paesi arabi sunniti a dispiegare le loro forze armate in Iraq, magari con il mandato ONU, con la scusa di proteggere i sunniti iracheni ma con reale effetto di consentire agli USA di sganciare in parte le loro forze d’occupazione.
    In questa prospettiva si capiscono meglio i sanguinosi, gratuiti attentati-strage che si sono intensificati a Baghdad in questi giorni: una strategia della tensione atta a convincere gli iracheni ad accettare l’occupazione di truppe almeno islamiche, con la speranza di mettere fine al caos.
    Non sfuggirà tuttavia l’azzardo estremo di questo piano.
    Il comportamento di truppe d’occupazione saudite - imbelli e mai sperimentate in guerra - è un’incognita, che per di più complicherebbe le trame di palazzo in corso nella corte saudita, con la numerosa famiglia reale impegnata in una successione problematica, con molti pretendenti.
    E se la coalizione sunnita verrà impiegata sul terreno per «proteggere i sunniti iracheni», sarà impossibile vietare alla Turchia di occupare il Kurdistan iracheno per proteggere gli interessi propri contro le puntate offensive del PKK dall’Iraq in Turchia.

    Ma questo è probabilmente lo scopo vero del «surge» di Bush: creare una situazione di guerra inter-islamica, sciiti contro sunniti, curdi contro turchi, tutti contro tutti, allo scopo di ampliare il conflitto in modo tale che l’opinione pubblica non possa più parlare di ritiro delle truppe, e di avere il pretesto per l’attacco all’Iran.
    Che l’attacco all’Iran non sia un bluff, ma un programma concreto, lo crede ormai anche l’autorevole «Foreign Policy in Focus».
    L’indizio principale sarebbe la nomina dell’ammiraglio Fallon a capo supremo militare in Iraq.
    «Se c’è qualcuno che sa come condurre un’operazione aeronavale contro l’Iran, questi è Fallon», ha scritto il gironalista Penn Hubert, uno addentro nei corridoi del Pentagono. (3)
    Inoltre, Fallon è un neoconservatore, ospite applaudito del Jewish Institute for National Security Affair (JINSA), il gruppo ebraico che più da vicino manipola gli alti gradi militari USA, e di cui sono membri, fra gli altri, Dick Cheney e John Bolton.
    Fin dal 2003 il JINSA ha tenuto corsi di studio dal titolo: «E’ tempo di puntare sull’Iran, la madre del terrorismo moderno».
    Secondo Robert Parry (4) di Newsweek, e autore di un libro sulla famiglia Bush («Secrecy and Privilege»), «una fonte al corrente dei pensieri nei piani alti di Washington e Tel Aviv riferisce che la ragione inconfessata del ‘surge’ di truppe voluto da Bush è di rafforzare la difesa della Zona Verde di Baghdad, nel caso che un attacco aereo israeliano contro l’Iran scateni una sollevazione tra gli sciiti».
    Questo attacco, secondo Foreign Policy in Focus, sarebbe condotto con bombe convenzionali ma anche con ordigni nucleari «bunker buster» da un chilotone, recentemente ridefiniti dal Pentagono «armi convenzionali».
    Può sembrare incredibile che Bush, dopo il voto di medio termine che l’ha sconfessato, osi questa avventura.
    Ma secondo il già citato Parry, proprio la debolezza politica può essere una cattiva consigliera di atti estremi.
    Secondo Parry, il recente incontro a porte chiuse tra Bush, Blair e Olmert ha avuto proprio lo scopo di concertare il piano per estendere il conflitto in Medio Oriente.

    Bush non può scendere più in basso nei sondaggi, e deve invece temere l’impeachment e - sullo sfondo - un processo criminale per la sua «gestione» dell’11 settembre; Blair dovrebbe lasciare il potere questa primavera, inseguito dal disprezzo del popolo britannico e dalla rovina del partito laborista; Olmert è in bilico, sotto accusa da parte dell’opinione pubblica israeliana per incompetenza e corruzione.
    Tutti e tre non hanno nulla da perdere nell’aumentare la posta sulla roulette del mondo.
    Anzi l’estensione del conflitto e l’incrudelirsi della crisi offre possibilità insperate: dal rafforzamento del potere esecutivo (come fanno tutte le guerre) alla scusa per rimandare elezioni e crisi di governo e restare al potere in perpetuo per gestire la grande emergenza.
    I tre pare abbiano valutato che, a breve termine, l’Iran potrebbe fare ben poco in caso di un attacco israeliano.
    Le 300 o 500 bombe atomiche di Israele renderebbero ogni ritorsione un atto suicida.
    Lo stesso accadrebbe se Teheran tentasse qualcosa contro le due portaerei USA e le loro squadre d’appoggio presenti nel Golfo (una terza portaerei sta raggiungendo l’area): la reazione americana sarebbe devastatrice.
    Ben diverse le conseguenze a lungo termine.
    La rivolta degli sciiti in Iraq sarebbe il male minore.
    In realtà, tutti i dittatori arabi «moderati» costretti ad appoggiare gli americani dovrebbero vedersela con incontrollabili disordini interni, che potrebbero provocarne la caduta.
    E’ possibile che Hezbollah spari i suoi razzi contro Israele, il che darebbe allo Stato ebraico il pretesto per attaccare la Siria.
    Ma soprattutto, c’è il rischio che la revulsione delle piazze islamiche colpisca il regime del pakistano Musharraf, facendolo crollare.
    In tal caso, dice Parry, «sarebbero gli islamisti pakistani a prendere il controllo dell’arsenale nucleare del Pakistan».
    E in tal caso, l’India quasi certamente entrerebbe nel conflitto, il che può provocare una guerra atomica nell’Asia del sud.
    «Per alcuni esperti americani di politica estera, questo scenario di disastro potenziale conseguente ad un attacco israeliano sostenuto dagli USA è tanto terrificante, che non riescono a credere che alla fine Bush ed Olmert attueranno il loro piano», scrive Perry.

    Un ragionamento che filerebbe, se i protagonisti dell’avventura fossero persone razionali.
    Ma non si dimentichi di valutare nel quadro il messianismo di Bush, convinto o manipolato a giocare la parte del presidente dell’Armageddon, né lo «spirito di Masnada» che cova nelle menti ebraiche.
    Si aggiunga la pesante operazione di lobby che l’American Enterprise, la JINSA e l’American Israeli Puublic Affairs Committee stanno conducendo presso i democratici.
    Molto dei nuovi eletti già appoggiano un attacco all’Iran.
    Il nuovo capo della maggioranza alla Camera bassa, Steny Hoyer, s’è fatto intervistare dal Jerusalem Post per dire che, per lui, «un Iran nucleare è inaccettabile», e per dire che «non esclude» la necessità dell’attacco preventivo.
    Nancy Pelosi, la speaker del Senato, è una ebrea d’onore, con un papà che parlava yiddish.
    Nessun candidato democratico, Hillary Clinton in testa, si sogna di bruciare le sue speranze presidenziali alienandosi la lobby di Masada.
    Quanto a Pat Robertson, il telepredicatore più ascoltato in America, da qualche settimana va «profetizzando» l’Armageddon nucleare.
    E noi credenti in Cristo abbiamo gli indizi parziali del segreto non svelato di Fatima, che doveva essere pubblicato nel 1960 e non lo fu, di cui ha parlato Socci nel suo ultimo libro e di cui ha riferito il nostro Savino. (5)
    Lo intravvediamo nella parole che Papa Wojtyla pronunciò nell’omelia della messa di beatificazione dei due pastorelli, il 13 maggio 2000: «Il messaggio di Fatima è un richiamo alla conversione, facendo appello all’umanità affinché non stia al gioco del ‘drago’, il quale con la ‘coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra’ (Apocalisse 12, 4)».
    Lo leggiamo nelle parole di Benedetto XVI del 1 gennaio 2007: dove parlò della sua «paura per una possibile catastrofe atomica. Ciò riporta gli animi indietro nel tempo alle ansie logoranti del periodo della cosiddetta ‘guerra fredda’. Dopo di allora si sperava che il pericolo atomico fosse definitivamente scongiurato e che l’umanità potesse finalmente tirare un durevole sospiro di sollievo. Purtroppo ombre minacciose continuano ad addensarsi all’orizzonte dell’umanità».
    «E’ in gioco il destino dell’intera famiglia umana!».
     
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